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venezia 1980/82/84 / documenti

GAZZETTA DEL POPOLO, 27 AGOSTO 1980 (pagina dell’arte)

ORCHESTRA SOLARE A VENEZIA
Si chiama ‘Orchestra Solare n. 3’, doveva sorgere a Parigi nello spazio davanti al Beaubourg per il ‘Festival d’Automne’ 1980 e invece ha trovato posto nei Giardini di Castello: i Giardini della Biennale di Venezia nell’angolo della canaletta dei Pompieri, al di là del Canale, cioè già in territorio di Sant’Elena, dove sono i padiglioni del Brasile e dell’Austria, della Grecia e della Cina, della Jugoslavia e della Romania, dell’Egitto e della Polonia. Dovrebbe restarci fino alla sua consunzione, se c’è consunzione per il cemento, per il marmo e per il sole.

Potrebbe essere un segnale permanente di questa Biennale 1980 che in qualche modo ha cercato di riprendere il suo corso, di rientrare nella sua orbita, come un astro appunto: il sole o un altro.

‘Orchestra Solare n. 3’ è l’opera di due giovani ricercatori estetici, altri direbbe operatori artistici di Torino: Massimo Perazzo e Osvaldo Mazza, un laureato in ingegneria e un architetto accomunati dalla volontà di realizzare qualcosa di diverso, ossessionati dall’idea che deve esserci la possibilità di inventare un discorso che coinvolga tutte le espressioni, tutte le arti e rappresenti al tempo stesso un chiaro messaggio.

‘Orchestra Solare’ è insieme architettura, scultura, pittura cioè colore, suono cioè musica ed è qualcosa che partecipa alla vita dell’universo; giacchè tutto comincia col sole, all’alba, e finisce al tramonto.

Il raggio del sole, filtrato dal simbolo solare — che in questo caso è stato preso dalle culture dell’America del Sud — col suo calore dà un impulso a cellule fotovoltaiche che a loro volta sollecitano un carillon con velocità crescente sino a quando il sole è allo Zenith, decrescente poi sino al crepuscolo.

Il motivo musicale è quello dei cori solari dal ‘Flauto Magico’ di Mozart. Un motivo allegro, la cui sorgente resta per qualche attimo misteriosa, come è misterioso, anzi magico, il segno che lascia il sole sui marmi rossi e bianchi della base, sui quali insegue come su una parabola la sua perfezione: la forma del cerchio.

Luigi Carluccio

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orchestra solare a venezia - luigi carluccio

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